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Addio a Miriam Makeba

Nonostante le non brillanti condizioni di salute, al concerto anticamorra a sostegno dello scrittore Roberto Saviano, Miriam Makeba voleva esserci. Voleva cantare in quella terra martoriata dalla camorra, voleva dare anche lei il suo contributo a quella guerra silenziosa. E lo ha fatto. Per circa mezz’ora ha regalato alla platea accorsa al concerto conclusivo degli Stati Generali della Scuola di Castel Volturno la sua energia, la sua contagiosa vitalità. E poi, poco dopo, se ne è andata: una crisi cardiaca l’aveva strappata per sempre alla vita.

“Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell'esilio che lei ha provato per 31 anni. Allo stesso tempo la sua musica ha ispirato un potente senso di speranza in tutti noi”. Nelson Mandela ricorda ‘Mama Africa’ così, attraverso lo sguardo commosso e il rispetto profondo di chi ricorda le mille lotte di Miriam Makeba, la donna che con la musica della sua voce e con la forza delle proprie idee ha combattuto l’apartheid nel proprio Paese. E che poi, prima di morire, ha voluto combattere anche al fianco di chi cantava in memoria di quei ragazzi africani caduti sotto i colpi della camorra nell’ultimo anniversario di San Gennaro.

«Ciao mama sei il nostro simbolo», c’è scritto su uno dei bigliettini che un giovane africano ha deposto davanti alla sala mortuaria della clinica Pineta Grande di Castel Volturno dove domenica sera la cantante è morta. Se, come dice Saviano, "La voce di Miriam Makeba era quella che i sudafricani dell'apartheid avevano al posto della libertà", ora il suo ricordo è diventato il simbolo degli immigrati che a Castel Volturno combattono ogni giorno la difficile battaglia della discriminazione e della violenza.

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