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PRODI ALLA CAMERA CHIEDE IL VOTO DI FIDUCIA SUL GOVERNO


«Né dalle agenzie di stampa, né dai dibattiti televisivi possono dipendere le sorti di un governo. E’ nel Parlamento che il governo trae la sua legittimità ed è nel Parlamento che deve verificare l’esistenza della fiducia». Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha preso parola poco dopo le 11,30 alla Camera dei deputati, per riferire della situazione politica venutasi a creare dopo che ieri l’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella ha annunciato a mezzo stampa - prima convocando i giornalisti, poi prendendo parte ad una trasmissione televisiva – l’uscita del suo partito, l’Udeur, dall’Unione di centrosinistra.

«Siete voi parlamentari – ha detto Prodi rivolgendosi alla platea dei deputati – che dovete assumervi limpidamente e pubblicamente la responsabilità per cui siete stati eletti». Non usa mezze parole il premier, che non omette di sottolineare come l’ex ministro Mastella, colpito da una vicenda giudiziaria a livello personale, abbia in questo senso ricevuto la solidarietà e l’appoggio «del governo e di tutti i partiti della maggioranza». Prodi ricorda dunque alla Camera che la sua presenza oggi in Aula era stata programmata proprio per esporre la relazione sulla politica giudiziaria del governo, dato che da pochi giorni ha assunto l’interim della Giustizia.

E ne approfitta per scongiurare uno scontro che in molti non hanno esitato ad evocare, quello tra mondo politico e magistratura. «Stiano ciascuno nel suo ambito – scandisce il premier – i politici non devono ambire alla irresponsabilità e che il loro ruolo ha netta e precisa primazia» nel rispetto della legge. Quanto alla magistratura, «nell'esercizio sue funzioni ogni magistrato è sempre soggetto alla maestà della legge. Senza differenziazioni, in coerenza con il dettato dell'articolo 3 della Costituzione. Né la magistratura – aggiunge Prodi – deve cercare il consenso sulle sue decisioni che sono vincolate alla legge. Il controllo di legalità è contrappeso alla libertà di cui gode l'autorità politica. L'autorità e indipendenza dell'ordine giudiziario hanno come presupposto necessario la professionalità, l'imparzialità, la neutralità politica, il responsabile e rigoroso rispetto della legge».

La crisi di governo, che rischia di aprirsi dopo l’uscita dell’Udeur dalla coalizione, induce quindi Prodi a concentrare l’attenzione della sua relazione alla Camera sull’azione di governo, proprio in un momento in cui l’esecutivo sta affrontando con raro senso di responsabilità alcune delle emergenze più impellenti che da anni attanagliano il Paese. «Questo governo – spiega – è nato sulla base di un patto di legislatura, basato su un programma condiviso per durare cinque anni e che ha saputo rimettere in piedi il Paese. E’ un governo che ha portato frutti al paese e sono convinto che ne saprà dare anche in futuro». Un governo, è la convinzione espressa dal premier nel suo intervento alla Camera, che «ha permesso al paese di uscire da molte emergenze» da quelle economiche alla politica estera.

Un governo, insomma, la cui attività sta dando i suoi frutti – ne abbiamo avuta la riprova con la recente intesa sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici – e che potrebbe continuare nella sua azione: «Le priorità del Paese – sottolinea il presidente del Consiglio – sono riforme, efficienza e equità e per questo ci vuole continuità, soprattutto di fronte alle difficoltà dell'economia mondiale di cui non riusciamo ancora a vedere gli esiti ultimi». Una strenua difesa dell’attività dell’esecutivo, dunque.

«Questa – conclude – è la sintesi del lavoro del governo che presento con orgoglio al Parlamento». Dopodiché arriva la richiesta della fiducia. «Alla Costituzione mi richiamo dunque per chiedere a voi, onorevoli deputati, e, in seguito ai vostri colleghi senatori, di esprimere con un voto di fiducia il vostro giudizio sulle dichiarazioni che avete ascoltato». Dai banchi della maggioranza i deputati, in piedi, tributano un lungo applauso al premier. Un indecente, quanto ormai tristemente consueta gazzarra contraddistingue la reazione da parte dell’opposizione.

Positivo il commento sul discorso del premier da parte del vicesegretario del Partito democratico Dario Franceschini: «Prodi – dice il deputato democratico – ha fatto un discorso molto forte, chiaro, rivolto al Paese perché l'Italia deve cambiare e non si può pensare che passaggi così delicati si gestiscano attraverso agenzie di stampa e tv. In un sistema parlamentare – sostiene il numero due del Pd – tutto deve svolgersi in modo trasparente e alla luce del sole e tutti devono assumersi le proprie responsabilità facendo capire chi vuole mantenere l'impegno assunto con gli italiani e chi invece non vuole mantenerlo».

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