headerphoto

Primarie usa: Kerry si schiera con Barack Obama


L'ex sfidante di Bush porta in dote la sua macchina organizzariva e l'appoggio dei sindacati in Nevada



Colpo di scena nella corsa per la nomination democratica: John Kerry irrompe nella campagna elettorale appoggiando la candidatura di Barack Obama, mentre il senatore dell’Illinois raccoglie il sostegno del più grande sindacato del Nevada, forte di 60 mila iscritti, e lancia la controffensiva ad Hillary Clinton partendo dal feudo newyorkese dell’ex First Lady. «Martin Luther King diceva che ogni momento è opportuno per fare ciò che è giusto - sferza Kerry dinanzi agli elettori di Charleston, in Carolina del Sud - sono qui oggi per esprimere la mia fiducia a una persona che ritengono debba diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti: Barack Obama».

La scelta di campo del senatore del Massachusetts se da una parte rilancia il candidato afro-americano dopo la doccia fredda del New Hampshire, dall’altra rappresenta un duro colpo per Hillary Clinton e un fulmine a ciel sereno per John Edwards che nel 2004 era stato scelto come vice dallo stesso Kerry dopo la vittoria alle primarie democratiche. «Più di ogni altro Barack Obama è la persona giusta per aiutare l’America a voltare pagina e mettere fine alle divisioni che lacerano il nostro Paese», spiega Kerry la cui decisione arriva fra l’altro a due settimane dal delicato voto in Carolina del Sud, Stato di origine dello stesso Edwards. Nel «Palmetto State», Obama punta al consenso della comunità afro-americana - che rappresenta la metà degli elettori - per battere il rivale regalando così la rivincita a Kerry che quattro anni fa si vide soffiare lo Stato proprio da John Edwards.

La scelta del senatore del Massachusetts smorza inoltre la voglia di rivincita di Hillary Clinton dopo il voto del New Hampshire. Del resto l’ex First Lady se lo doveva aspettare visto che nonostante l’amicizia con Bill, i rapporti tra lei e Kerry erano peggiorati specie dopo lo scambio di accuse nel corso del dibattito sulla guerra in Iraq. Tra i due litiganti è Obama quindi ad avere la meglio: grazie all’appoggio di Kerry il candidato afro-americano potrà contare non solo su un significativo ritorno di consensi, ma anche di un valido appoggio organizzativo e logistico nella raccolta di fondi per la campagna elettorale.

Il timore di un effetto domino all’indomani della sconfitta in New Hampshire appare ora lontano per il senatore dell’Illinois che oltre al «fattore Kerry» può contare da ieri sull’appoggio della Culinary Workers Union, il principale sindacato dello Stato del Nevada con oltre 60 mila iscritti e che fa capo alla confederazione «Unite Here». «La nostra organizzazione farà di tutto per sostenerlo sino alla Casa Bianca, perché siamo convinti che sia l’unico che abbia realmente a cuore le richieste dei lavoratori», spiega il presidente Bruce Raynor.

Un altro punto a favore di Obama che ha il sapore della beffa per la Clinton: la Culinary Workers Union, a cui aderiscono la grande maggioranza dei lavoratori del settore alberghiero e dei casinò del Nevada - molti dei quali di origine ispanica - ha infatti «scaricato» Hillary subito dopo il voto in New Hampshire per appoggiare la candidatura di Obama.

Archiviata la sconfitta tra le nevi del New England, il senatore prepara la nuova offensiva anti-Clinton partendo dal feudo newyorkese della ex First Lady. Un migliaio di sostenitori d’eccezione tra cui Richard Gere, il regista Spike Lee e la supermodella Iman, sono intervenuti mercoledì a una serata di gala a Manhattan durante la quale sono stati raccolti oltre 700 mila dollari. Nel frattempo il ritiro dalla corsa di Bill Richardson apre la caccia dei democratici ai voti liberati con l’uscita di scena del governatore del New Mexico.

0 commenti: